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Inondavano di droga la Valsassina seminando il terrore: arrestati

A segno l'operazione "Drug Valley": messo in piedi anche un matrimonio combinato

La Valsassina era il loro regno, tagliato alla testa dalla Polizia di Stato. Prima dell'alba di mercoledì 13 marzo gli agenti lecchesi, supportati dal Reparto prevenzione crimine, hanno portato a termine l'operazione "Drug Valley": sei ordinanze applicative, cinque in custodia cautelare in carcere - una ancora da eseguire - un obbligo di presentazione non ancora arrivato a destinazione e l'arresto di figlio minorenne del campo della banda, avviato alle medesime pratiche illegali dal padre e preso in carico dal Tribunale dei Minori. Nel mirino delle forze dell'ordine sono finiti i componenti di un sodalizio italoalbanese - 2 autoctoni e 3 stranieri - di età compresa tra i 30 e i 50 anni abbondanti, in grado di creare una rete molto efficiente e in grado di correre all'interno del mondo dell'artigianato. 

Le comunicazioni viaggiavano rapidamente attraverso i moderni sistemi di messaggistica, tanto che l’operazione di Polizia è stata “annunciata” da alcuni messaggi passati da un telefono all’altro alle cinque del mattino. E non è finita qui, perché si tocca anche l'oscuro mondo dei matrimoni combinati: uno degli spacciatori coinvolti aveva la necessità di regolarizzare un parente, tanto che una delle donne che aveva contratto un debito l'ha saldato prestandosi alla causa e convolando a nozze.

Drug Valley operazione antidroga

 L'attività investigativa, sviluppatasi in un arco temporale che va dal mese di giugno 2022 al mese di luglio 2023, è stato condotta con attività tecniche (intercettazioni telefoniche), tabulati telefonici, servizi di osservazione e controllo finalizzati ai sequestri di sostanza stupefacente e da numerosi acquirenti escussi a sommarie informazioni testimoniali: il tutto ha evidenziato un allarmante fenomeno legato al consumo, e soprattutto allo spaccio di cocaina, messa sul mercato da più soggetti criminali operanti tra Lecco, Ballabio, Cremeno, Barzio e Cassina Valsassina. 

La spartizione del territorio

Alle 11 di giovedì sono iniziati gli interrogatori di garanzia e non si escludono nuovi sviluppi, ma dall'inchiesta emerge un altro fattore non da poco: la Valsassina era (è?) una terra di conquista preclusa alle classiche batterie di magrebini che operano tra i boschi, che infatti sono rimaste all'esterno dello "scudo", limitate a vivere e operare lungo le vie che portano a Morterone e ai Piani Resinelli. Una spartizione in piena regola del territorio.

Per quanto riguarda l'operazione "Drug Valley" il quantitativo maggiore di hashish è stata rinvenuto nel magazzino di un artigiano: otto panetti, per un chilo di merce illegale, fiutati dal cane poliziotto utilizzato nel corso della capillare operazione di polizia. “Parliamo di un’operazione molto importante, che investe un territorio recentemente non oggetto di operazioni di Polizia giudiziaria di questa rilevanza - ha spiegato il questore Ottavio Aragona -. Questo testimonia l’attenzione che abbiamo verso un territorio che ha un’importanza strategica dal punto di vista economico e turistico. Sono grato alla Procura perchè l’operazione ha fatto emergere anche altri reati che avevano destato un certo allarme sociale: sono lieto di essere andato incontro al lamento di questo territorio”.

Ottavio Aragona-2

I numeri sono tutt’altro che banali:

  • 21mila cessioni in due anni;
  • 70 acquirenti ascoltati, altrettanti non hanno voluto riferire;
  • un milione di euro di guadagni;
  • un chilo di hashish in 8 panetti;
  • altri tre panetti a casa del soggetto principale, a disposizione del figlio minorenne poi arrestato;
  • le cessioni avvenivano in diversi bar - o rifugi montani - della Valsassina e tante volte la consumazione veniva effettuata sul posto.

L'attività investigativa ha permesso di mettere in luce anche altre ipotesi accusatorie nei confronti del capo straniero della banda, al quale sono stati contestati i reati di estorsione e minaccia per aver costretto uno degli acquirenti di droga a vendere l'immobile di proprietà per riscuotere il debito di droga: 80mila euro saldati dopo aver costretto l'acquirente di droga a vendere forzatamente la struttura, incassando il denaro dissimulando l'operazione di recupero credito attraverso false fatturazioni di opere edili mai realizzate utilizzando la società di un complice con sede nel comune di Padova. Il colpevole dapprima, tramite bonifici, ha accreditato la somma di denaro, frutto della vendita dell'immobile, sul conto corrente della società di Padova e successivamente è stata trasferita sul conto corrente di una banca in Lituania intestato a un secondo complice.

Le testimonianze raccolte dagli assuntori hanno lasciato la marcata impressione di una certa spregiudicatezza e disinvoltura legata alle azioni degli indagati, probabilmente sicuri di godere di una sicura impunità, convinzione maturata dopo anni di indisturbata attività criminale. Inoltre è apparso chiaro il timore da parte degli stessi assuntori di subire eventuali ritorsioni.

L'operazione che ha smantellato la banda di spacciatori della Valsassina

“Questa operazione si differenzia dalle altre perché va ad attenzionare un territorio un po’ fuori dal risalto mediatico rappresentati dall’area urbana di Lecco, i confini brianzoli e la parte nord del lago - ha quindi precisato il procuratore della Repubblica Ezio Domenico Basso -. La Valsassina diventa un ulteriore territorio da tenere sott’occhio e che crea delle criticità, anche data la sua indubbia rilevanza”.

Ezio Domenico Basso-3

In mano a uno degli indagati è stata trovata una grande quantità di stupefacente: “Le indagini non si esauriscono in poco tempo, copriamo un numero considerevole di anni. Il soggetto, italiano, continuava ad avere una florida attività illecita”. L’attività è proseguita attraverso rilievi tecnici, riscontri sul territorio, verifica rispetto a quanto accertato vista la presenza di clienti ormai consolidati all’interno del giro messo in piedi dagli spacciatori.

“La Squadra mobile è in grado di produrre risultati significativi nonostante la limitatezza degli strumenti a disposizione: il risultato è positivo, ancor più tenendo conto della diversità del mercato degli stupefacenti che è attivo sul territorio, che obbliga ad adattare le tecniche d’indagine ai soggetti tenuti sotto controllo. Rimane la preoccupante diffusione del fenomeno: con le forze che abbiamo riusciamo ad arginarlo, per quanto sia molto radicato nel nostro territorio; ce la mettiamo tutta, in sinergia, per dimostrare che non siamo cerchi rispetto alle istanze che arrivano del territorio. Continueremo a perseguire e, spero, ottenere determinati risultati”.

Vincenzo Pasquale, sostituto commissario della Squadra Mobile, ha riavvolto il nastro di un'indagine iniziata due anni fa: “Le prime segnalazioni sono arrivate attraverso il portale YouPol, partendo da lì abbiamo lavorato per individuare gli spacciatori, tutti in grado di avere dei contatti trasversali rispetto alla realtà che vivono. Uno di loro ha la nomea di essere un soggetto in grado sparare in caso di necessità, cosa già fatta nell’ottobre del 2017 con un debitore”.

“Si sono conquistati un territorio operando anche usando la paura, alcuni acquirenti hanno dovuto vendere delle proprietà immobiliari per saldare i debiti accumulati, mentre si sono celebrati dei matrimoni combinati per regolarizzare la posizione sul territorio nazionale di altre persone”. Nel complesso è creata “una situazione di omertà e paura in questi comuni, tanto che alcune persone sono state accusate di favoreggiamento: abbiamo sentito vari acquirenti ed effettuato dei recuperi, ma è stato complesso”.

Vincenzo Pasquale

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